Anniversario Radio Sicilia Libera Compie 45 Anni

Tra il 27 e il 28 marzo 1970 da Partinico, un piccolo comune in provincia di Palermo, ebbe luogo l’avventura clandestina di Radio Sicilia Libera, considerata la prima stazione radiofonica italiana.

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In poco più di 24 ore, prima che l’attrezzatura venisse sequestrata, Danilo Dolci, voce della radio, denunciava la drammatica situazione del Belice, dopo il terremoto del 1968.

Sul sito del quotidiano “La Repubblica” è possibile ascoltare alcuni frammenti di quelle poche ore di trasmissione.

Ecco l’estratto di quel testo:

Siciliani, italiani, uomini di tutto il mondo, ascolte: si sta compiendo un delitto, di enorme gravità, assurdo: si lascia spegnere un’intera popolazione.
La popolazione delle Valli del Belice, dello Jato e del Carboi, la popolazione della Sicilia occidentale non vuole morire.
Siciliani italiani, uomini di tutto il mondo, avvisate immediatamente i vostri amici, i vostri vicini: ascoltate la voce del povero cristo che non vuole morire, ascoltate la voce della gente che soffre assurdamente.
Siciliani italiani, uomini di tutto il mondo, non possiamo lasciar compiere questo delitto: le baracche non reggono, non si può vivere nelle baracche, non si vive di sole baracche. Lo Stato italiano ha sprecato miliardi in ricoveri affastellati fuori tempo, confusamente: ma a quest’ora tutta la zona poteva essere già ricostruita, con case vere, strade, scuole, ospedali.
Le mani capaci ci sono, ci sono gli uomini con la volontà di lavorare, ci sono le menti aperte a trasformare i lager della zona terremotata in una nuova città, viva nella campagna con i servizi necessari, per garantire una nuova vita.
Gli uomini di tutto il mondo protestino con noi: L’Italia, il settimo paese industriale del mondo, non è capace di garantire un tetto solido e una possibilità di vita ad una parte del proprio popolo.
Uomini di governo: lasciate spegnere bambini, donne, vecchi, una popolazione intera. Non sentite la vergogna a non garantire subito case, lavoro, scuole, nuove strutture sociali ed economiche a una popolazione che soffre assurdamente? Se si vuole, in pochi mesi una nuova città può esistere, civile, viva.
Chi lavora negli uffici: di burocrazia si può morire. I poveri cristi vanno a lavorare ogni giorno alle quattro del mattino. Occorrono dighe, rimboschimenti, case, scuole, industrie, strade, occorrono subito.
Questa è la radio della nuova resistenza: abbiamo il diritto di parlare e di farci sentire, abbiamo il dovere di farci sentire, dobbiamo essere ascoltati.
La voce di chi è più sofferente, la voce di chi è in pericolo, di chi sta per naufragare, deve essere intesa e raccolta attivamente, subito, da tutti.

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