Festival di Sanremo e i 150 Anni dell’Unità d’Italia
La terza serata del sessantunesimo Festival di Sanremo è stata dedicata ai centocinquant’anni dell’unità d’Italia. Per l’occasione i 14 cantanti in gara hanno reinterpretato una canzone.
Ad aprire e a chiudere due canzoni dedicate all’Italia, Viva l’Italia di Francesco De Gregori, eseguita da Davide Van De Sfroos e L’Italiano cantata da Tricarico con l’autore Toto Cutugno. Durante la prima parte della serata – che è terminata dopo le 23.30 – si sono alternate canzoni degli anni trenta, Mille lire al mese resa celebre da Natalino Otto rifatta da Patty Pravo; Parlami d’amore Mariù di Vittorio De Sica con La Crus, celebre colonna sonora del film Gli uomini che mascalzoni; Mamma di Beniamino Gigli con una Anna Tantangelo assai retrò e con una voce da bambina; le canzoni napoletane ‘O sole mio di Anna Oxa e ‘O surdato ‘nnamurato del milanese Roberto Vecchioni; canzoni degli anni sessanta Il mio canto libero della coppia Mogol-Battisti ri-eseguita da Nathalie, la vincitrice dell’ultima edizione di x-factor; Il cielo in una stanza cantata sia da Mina che da Gino Paoli ed ancora una volta è toccata ad un’altra cantante uscita dalla factory del talent show di Raidue, Giusy Ferreri; la sconosciuta La notte dell’addio di Iva Zanicchi e toccata al siciliano Luca Madonia e diretta dal maestro Franco Battiato; ci sono stati anche dei salti di secolo, nell’ottocento con Mamma mia dammi cento lire toccata nientepopodimenoche a Max Pezzali, si proprio lui l’ex 883 ha cantato in un accoppiata inedita insieme ad Arisa, con il suo solito look vintage, ma decisamente perfetta nell’interpretazione come al solito; poi una canzone patriottica, Addio mia bella addio, con Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario e il Và Pensiero con Albano; Da citare anche la canzone tratta dal film Sacco e Vanzetti Here’s to you con Modà ed Emma.
Gaffe clamorosa di Morandi che parla dei 150 anni della repubblica italiana e non dell’unità d’Italia; su Sacco e Vanzetti si è taciuto il motivo principale per cui vennero uccisi ingiustamente, ovvero erano degli anarchici.
Infine intorno alle ore 22.30 è arrivato Roberto Begnini, su un cavallo bianco, ricorda La vita è bella. Qualche battuta stanca sul premier (ma perché poi?) e poi invece una bella chiacchierata a macchinetta sull’unità d’Italia, sul patriottismo il passato, il presente e il futuro (una nuova Italia federale o secessionista?) e per la par condicion anche gloria alle donne del risorgimento! Beh però alla fine canta in una splendida recitazione l’inno come fosse un soldato al fronte.
Anche quest’anno Sanremo, con la motivazione dei festeggiamenti per l’Unità d’Italia, ha dedicato una serata alla canzone italiana del passato.
INNO di MAMELI
Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò